
Cuore del Santuario è la cappella di San Lorenzo in Palatio, oggi più comunemente detta Sancta Sanctorum. In origine questo luogo di culto era inglobato all’interno dell’antico Palazzo Papale (Patriarchìo) ed aveva la funzione di cappella privata del Pontefice. La più antica menzione di questa chiesa si trova nel Liber Pontificalis (sec. VIII).
Il suo aspetto attuale, di carattere gotico, risale a papa Nicolò III (1277-1280) che dopo il terremoto del 1277 la fece restaurare ed ornare con un ricco ciclo di affreschi, ad opera della “Scuola Romana”, raffiguranti sulla volta i simboli dei quattro evangelisti e sulle pareti il martirio dei Santi Pietro, Paolo, Stefano, Lorenzo e Agnese e un episodio della vita di San Nicola.
Di grande pregio è il pavimento, opera della famiglia Cosmàti, ottenuto dalla composizione in mosaico di piccoli frammenti di porfido, granito e marmo colorato in buona parte ricavati dagli antichi monumenti di età imperiale.


L’Immagine del SS. Salvatore
Dietro l’altare del Sancta Sanctorum spicca un’antica icona, ricoperta dall’inizio del XIII secolo, da preziose lastre d’argento. I più recenti studi l’hanno datata tra la fine del V e l’inizio del VI secolo. In essa è raffigurato il Cristo in trono e viene venerata da secoli con il titolo di “Santissimo Salvatore”, lo stesso titolo Patriarcale Basilica Lateranense.
Le origini di questa immagine e il suo arrivo a Roma sono legate ad eventi misteriosi.
Una pia leggenda vuole che San Luca Evangelista si fosse accinto a dipingere questa immagine di Cristo e che l’abbia poi trovata completata dagli angeli. Per tale motivo l’icona è chiamata “archeopita”, che in greco significa appunto “non dipinta da mano”.
Questa antica raffigurazione di Cristo, per Roma, era il cuore delle celebrazioni della Solennità di Pasqua. I Pontefici, per tutto il medioevo, al mattino di Pasqua si recavano nel Sancta Sanctorum e qui assistevano al rito di apertura delle ante che chiudevano l’icona. Questo rito, detto anche “Anastasis”, era quasi una raffigurazione plastica dell’uscita di Cristo dal Sepolcro.
Anche durante la notte precedente alla festa dell’Assunta (14 agosto) l’immagine del Santissimo Salvatore era oggetto di particolare culto. L’icona archeopita veniva infatti condotta in processione – attraversando il Foro Romano – alla Basilica di Santa Maria Maggiore. Qui, alle prime luci dell’alba, avveniva l’incontro con l’altra icona celebre di Roma: l’immagine della Madre di Dio, detta “Salus Populi Romani”.
Le Sacre Reliquie
L’altare del Sancta Sanctorum – su cui per antica tradizione può celebrare solo il Papa – si presenta come una cassaforte chiusa da porte di bronzo e circondata da una massiccia grata di ferro. Al suo interno, racchiuse un’arca di legno di cipresso del tempo di Papa Leone III (795-816), sono presenti ancora oggi numerose reliquie di santi dei primi secoli dell’era cristiana e alcune riconducibili alla vita di Gesù Cristo stesso.
Tali reliquie erano custodite in preziosi reliquiari e teche medievali (sec. VI-XIII), riccamente decorati, che dal 1905 sono esposti presso i Museo Sacro della Biblioteca Apostolica Vaticana. I precedenti reliquiari vennero rimpiazzati da 28 teche d’argento di forma ogivale.
Sul muro frontale alla porta d’ingresso è presente un reliquiario ligneo, chiuso con un cristallo, con al suo interno un frammento di legno. L’iscrizione attesta la reliquia come una parte del lettino (triclinio) su cui Gesù, secondo il costume orientale, era sdraiato durante l’Ultima Cena, il Giovedì Santo.





